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Associazione 4 novembre - Ricercatori storici

Suggestivo il volume fotografico “Novegno. Immagini ed emozioni”, pubblicazione delle Edizioni Menin promossa dall’Associazione Ricercatori storici “4 Novembre” nel ventennale della sua fondazione.

Il libro è nato dalla passione dell’imprenditore scledense Marco Adriani, che ha prodotto migliaia di scatti del Novegno - il “monte di casa”, nicchia storico-naturalistica a due passi da Schio, sempre nel cuore dei cittadini - durante le sue frequenti escursioni. Fra tutti ne sono stati scelti i 150 più significativi: foto affascinanti e coinvolgenti, che accompagnano il lettore tra pascoli e sentieri, tra malghe e manufatti della Grande Guerra, alla caccia di marmotte e camosci nelle diverse stagioni e tra i molteplici colori della natura. In chiusura l’approfondimento paesaggistico, culturale e storico di Bepi Magrin, che rievoca le terribili battaglie combattute sul Novegno nel giugno del 1916.

Pochi minuti
Bastano davvero pochi minuti per imboccare la sinuosa provinciale che dalla pianura si snoda attraverso l’altipiano del Tretto e giungere alle pendici del Novegno.
E pochi passi.
Sono sufficienti per farsi avvolgere da un insolito silenzio che allontana dalla frenesia della città che pur si intravede e dalla quale giunge come un’eco lontana il brusio del vivere quotidiano.
Le dimensioni del tempo e dello spazio diventano improvvisamente mutevoli. L’incedere lento e faticoso modifica le nostre stesse percezioni e finalmente ci ritroviamo a contatto con le nostre sensazioni più primordiali.
Respirare
Respirare profondamente e fare propria l’essenza degli spazi, delle atmosfere, degli scenari.Risalire lungo i sentieri è ogni volta una scoperta, un’esperienza nuova nella quale stupirsi diventa quasi un’attesa, dove ogni scorcio diventa un’emozione improvvisa.
A volte è un balcone che si apre sulla piatta distesa della pianura veneta, con le sue strade che si intrecciano a scontornare gli appezzamenti dei campi coltivati e si tuffano poi tra gli edifici che sbocciano dal terreno e si stagliano a segnare la presenza degli innumerevoli centri abitati. A volte è il susseguirsi di contrade e piccoli borghi raccolti attorno a campanili che scandiscono da secoli le stagioni e le attività dei loro abitanti.
O la luna che si attarda a nascondersi al sorgere del sole; eccola mentre si sta coricando dietro un crinale innevato. Sorprende la fuggevole intensità di un’alba che rapidamente dona colore ad ogni dettaglio fino a pochi attimi prima immerso nelle tenebre. Mentre nulla può superare l’incanto della nebbia mattutina che si adagia ovattata a fondovalle ed erige una barriera apparentemente impenetrabile tra il mondo sottostante e gli spazi aperti che si allungano a sfiorare il cielo.
Camminare Ascoltare il timbro degli scarponi. Mentre l’occhio cattura una serie di immagini che si imprimono nella mente, che si fa pellicola e registra ogni dettaglio. Scene che riaffiorano come ricordi a formare un’esclusiva composizione di emozioni.

foto dell'autore di proprietà dell'editore e protette da copyright

SOMMARIO
  1. Prologo
  2. Strade e sentieri
  3. La Busa
  4. Luci
  5. Luoghi
  6. Pascoli, Maghe, Boschi
  7. Roccia
  8. Incontri
  9. L'ultimo baluardo
  10. Prospettive
  11. L'anima

Presentazione del Presidente Giorgio Dall'Igna

L’Associazione dei Ricercatori Storici “4 Novembre” ha la sua sede istituzionale in Schio, città ai piedi del tratto vicentino delle Prealpi, ma è sul Monte Novegno che ha trovato la sua sede morale. Esattamente sulla cima più alta, quella del monte Rione a quota 1691 metri; uno sperone di roccia che domina l’intero complesso e dove svetta l’omonimo forte, (“Rivon” in verità); opera questa della 1ª Guerra Mondiale recuperata all’inizio degli anni Novanta dai suoi volontari. Il Monte Novegno è per i vicentini, e per la gente di Schio specialmente, una presenza costante. La sua verde cupola d’estate è un invito al godimento di un più vasto orizzonte, ma anche delle molte, umili ma preziose bellezze, che sa offrire nelle diverse stagioni.

    

Non occorrono lunghi viaggi per scoprire le suggestioni della “montagna di Schio”, come era anticamente chiamato il Novegno, bastano pochi minuti d’auto per giungere ad affacciarsi su questo balcone dal quale poter spingere lo sguardo sulla pianura fino all’Adriatico e verso i lontani ghiacciai delle Alpi. Ci sono luoghi che possiamo chiamare nostri e altri che attraversiamo sentendoci estranei. E ci sono immagini che, per la loro forza e la loro suggestione, ci trasmettono emozioni e altre che scivolano via come nebbia grigia.

Il “nostro” Novegno, un connubio di natura e storia, incastonato tra le prime propaggini delle Prealpi Vicentine, si erge come una placida ara naturale a fianco del più aspro massiccio del monte Pasubio, al quale è unito a mezza costa dalla nervatura di Colle Xomo, dividendo così la Valleogra dalla Valposina.

Marco Adriani, appassionato indagatore con gli obiettivi della macchina fotografica, dell’ambiente alpino, lo chiama il “mio” Novegno. E Marco ci ha offerto un’opportunità, quella cioè di proporre a chi piace la natura, e ha sufficiente sensibilità per goderne la bellezza, una stupenda sequenza di momenti, di immagini, di suggestioni, di incanti che lui stesso ha potuto raccogliere con un lungo pazientissimo e scrupoloso lavoro, con il suo ritornare in tutte le stagioni, fin nei luoghi più trascurati di questa nostra montagna.

    

Chi sale la montagna e la percorre con rispetto, sa che lo scorrere del tempo lassù è ben diverso da quello della pianura. E’ un fluire più calmo, più riflessivo, più “nostro”. È una questione di identità reciproca e di misteriose colleganze con l’ambiente, di segreti affetti verso la natura, di predisposizione d’animo che appaiono ben presenti nel lavoro di Marco. Ci dice che esiste “un tempo di lettura” anche per la fotografia di una malga tra i crochi o dello scoiattolo che sta davanti all'obbiettivo o dello sguardo di un camoscio che curioso sbircia dal bosco. E per restare in sintonia con il sentire dell’autore sarebbe un peccato, per chi sfoglia questo volume così ben articolato e generoso, voltar pagina sbadatamente e in fretta, senza concedersi la sosta necessaria. Anche il ramo di rosa aggrappato al muro, o la peonia di monte che sovrasta la valle o la rosa di natale solitaria tra l’erba, hanno minuscole e precise storie, che vanno godute e ripensate nella loro misura e nella loro magia.

È un viaggio semplice, da un verso, quello che insieme a Marco, proponiamo; ma è anche un’esplorazione complessa e profonda che invita alla riflessione; il presente va ad intrecciarsi continuamente con il passato, gli inverni con le primavere. Si possono visitare al contempo significative testimonianze di inge­gneria militare risalenti alla Grande Guerra, quali postazioni, ricoveri, trincee, fortificazio­ni, gallerie, osservatori e sbarramenti. Oppure, non essendo distratti e sapendo ascoltare, risentire echeggiare le leggende antiche che girano tra gli anfratti. Ad esempio quella del “Buso di Vaccaresse” che, secondo gli anziani del Tretto, era in comunicazione con l’inferno e dunque tutti coloro che “morivano male” lì erano destinati a finire. Oppure quella del “Buso delle donne Salbeghe”, localizzato tra i monti Brazome e Giove sopra contra’ Alba. Le donne salbeghe (selvatiche), oggetto di scherno da parte degli uomini del luogo, si vendicavano “striando” gli uomini stessi che, quando tornavano a casa dal monte, erano pallidi da far paura tanto da essere definiti “ciucià dale strie”.

Fantastico questo “nostro” Novegno in ogni suo piccolo angolo, tanto nel dettaglio quanto nell’insieme  !

E scorrendo le pagine vien fatto di chiedersi se questa sia proprio la nostra montagna, se esistano davvero qui, appena fuori della porta di casa, queste cose stupende, questi animali, questi colori, e magari sorgerà anche il dubbio che si sia usato qualche artifizio tecnologico per ottenere questi risultati. Invece no ! Lo possiamo assicurare. Si tratta di saper aspettare, di predisporre l’animo, di aprire il cuore, di ritornare con pazienza, di studiare la montagna con quella cura e quell’amore, e con il “suo tempo” col quale ha saputo farlo Adriani.

Il nostro socio Bepi Magrin, ci ha messo poi del suo e ha curato da profondo conoscitore della montagna in generale, e della sua storia, i testi essenziali che corredano le immagini così da inquadrare il monte nel più ampio contesto delle peculiarità naturalistiche e delle vicende storiche che lo caratterizzano.

L’Associazione che rappresento è orgogliosa di proporre il risultato di questi impegni congiunti, a tutti coloro che amano la montagna e possono apprezzarne la bellezza, e offre questo libro come un invito a conoscerla, a visitarla e praticarla, ricavandone i molteplici benefici fisici e spirituali che sempre la montagna regala a larghe mani. Basta saperla rispettare e saperla vivere con il “suo tempo”.

Inserito il:11/11/2015 10:41:24
Ultimo Aggiornamento:26/12/2015 12:16:21

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