Questa sorta di catalogo delle iscrizioni commemorative è una testimonianza della Grande Guerra sul territorio di Schio. La Grande Guerra fu un evento di massa: travolse tutti e ad ogni livello, individui e famiglie, moltitudini di persone. Pagine di storia tanto drammatiche hanno lasciato numerose testimonianze pubbliche a Schio. E non poche sotto forma di iscrizioni.
SOMMARIO
PARTE PRIMA
- Iscrizioni di carattere generale
PARTE SECONDA (iscrizioni scledensi)
- Chiesa di SS.ma Trinità
- Circoscrizione prima (Centro, Santa Croce, Quartiere Rossi)
- Circoscrizione seconda (Stadio, Poleo, Aste, San Martino)
- Circoscrizione terza (SS. Trinità, Piane, Resecco)
- Circoscrizione quarta (Magrè, Monte Magrè, Liviera, Ca' Trenta)
- Circoscrizione quinta (Giavenale)
- Circoscrizione sesta (Tretto)
- Santorso (Villa Rossi)
- Monte Pasubio (Arco Romano)
- Appendice I (Caduti dei comuni di Schio, Magrè e Tretto "dimenticati nelle iscrizioni ufficiali)
- Appendice II (Caduti di Santa Caterina di Tretto)
PARTE TERZA
- Il primo cimitero militare di SS. Trinità
PARTE QUARTA
- Chiostro Ossario di SS. Trinità
Un museo diffuso de "LA GUERA GRANDA" ovvero "LA MEMORIA NELLA PIETRA"
di Giorgio Dall'Igna
Questo saggio che avete tra le mani è frutto del lavoro appassionato di Edoardo Ghiotto; una documentata, accurata e rigorosa ricognizione di tutte le iscrizioni e lapidi ufficiali e commemorative esistenti sul territorio scledense relative alla Grande Guerra.
Ci piace pensare che lo si possa consultare soprattutto come Memoria commossa per i tanti giovani caduti nelle vicende belliche della “Guera Granda”.
Iscrizioni e lapidi sono stati creati al tempo per descrivere quella tragedia come sofferenza “giusta e quasi necessaria”; i soldati vi sono rappresentati come eroi che, consapevolmente e volontariamente, sacrificarono la propria vita per la Patria. Monumenti e statue volevano presentare la Grande Guerra come momento di "grandezza" e di esperienza sostanzialmente "positiva" per la comunità civile.
Perché anche la memoria doveva essere “granda” come “granda” era stata la carneficina che aveva sconvolto l’umanità.
Attraverso questi manufatti del ricordo si comunica, ancor oggi, una sorta di "uguaglianza" di fronte alla morte in battaglia; indipendentemente dal grado militare. Il gesto eroico di un soldato semplice viene equiparato al valore di un alto ufficiale, ponendo quindi su uno stesso piano, attraverso l'iscrizione e l'esposizione collettiva dei loro nomi, individui che in vita erano stati invece separati da differenze sociali, economiche ed intellettuali.
E i nomi scolpiti di persone di ogni ceto sociale, evocano tutti insieme, una storia di sacrifici, di dolore e di morte; facilitano la ricostruzione di un ricordo indelebile dei Caduti. Non morti, non uccisi in guerra, ma Caduti. Una definizione questa che non fa pensare alla morte violenta che sfigura, che non fa apparire il volto; ma riconosce e onora il “Figlio donato alla Patria”.
Per la verità è stata più guerra di soldati che di generali e comandanti; lo stesso sovrano amava essere chiamato “Re soldato”, ma si diceva:”..lo Stato Maggiore fa carriera e la fanteria muore…”. E nei cuori della gente hanno sempre contato di più i “Figli caduti per la Patria”. Ancor oggi molti corpi di quei Figli sono senza nome, e troppi sono i nomi senza un corpo.
Le testimonianze qui registrate con scrupolo racchiudono, attraverso linguaggi retorici e in qualche caso anche con valore artistico, identità locali e pietas che fanno parte di un patrimonio molto esteso perchè riguarda non solo la nostra città ma tutto il territorio nazionale.
Purtroppo questa eredità di pietra oggi è poco guardata e molto ignorata quasi facesse parte dell’arredo urbano e nulla più. Distrattamente ci posiamo un semplice sguardo quando va bene. Per questo, approffittando del lavoro di Ghiotto, vogliamo sottolineare con forza che questa ricchezza culturale sceldense, portata ora alla conoscenza di tutti, va riscoperta e quindi protetta e in fine tutelata.
Già la legge 78 del 2001 ha vietato ogni opera di intervento e alterazione delle caratteristiche materiali e storiche di lapidi e monumenti. Ma se la legge conta, essa da sola non basta: il presupposto per un’efficace tutela di questo patrimonio storico, è, prima di tutto, la conoscenza e la catalogazione; in altre parole è utilissimo questo “Catasto Epigrafico della Grande Guerra nella terra di Schio”.
L’Associazione IV Novembre ha atteso con grande piacere, e da tempo, questa pubblicazione. Con piacere e anche con orgoglio ha dato una mano considerando questo lavoro di Ghiotto una ideale prosecuzione del proprio lavoro di “raccoglitori di Memoria”.
Una citazione da qualche parte afferma che “è una ben povera Memoria quella che funziona solo all’indietro”. Per dire che la conoscenza del passato non è fine a se stessa. Se qualcuno, anche per un solo momento grazie a questo catalogo, posasse l’occhio suo su un monumento, su una lapide, su una iscrizione e vi leggesse con emozione e riconoscenza un nome e per un’attimo ritrovasse, in quel nome, uno spunto per pensare ad un futuro di pace e solidarietà, se ciò avvenisse, noi tutti avremmo aiutato la Memoria a “funzionare anche in avanti”.