La storia ed il ricordo (in memoria di Tito Caporali)
di Giorgio Dall'Igna
Questo numero dei “quaderni di Schio”, che esce con la collaborazione di Cafe5 e della Tipografia Menin, è un’opportunità che favorisce l’inizio di un progetto editoriale interessante in occasione della ricorrenza del centenario del primo conflitto mondiale. Molte saranno le iniziative che da più parti spunteranno all’intorno. E’ comprensibile, perché poche vicende come quelle belliche della Prima Guerra Mondiale sono ispiratrici di così forti e intense emozioni. La nostra associazione evita da molto tempo la retorica che, per la circostanza, prevediamo si spanderà copiosa e insopportabile e continuerà ad applicarsi alla propria passione storica con utili strumenti come questa pubblicazione. Altre ne seguiranno per approfondire ciò che riguarda la storia della nostra comunità e del nostro territorio durante il conflitto. Auspichiamo che sia un viaggio sereno e amorevole; per tornare con la Memoria a quegli anni terribili e per ritrovare l’identità dei soldati che non vogliamo semplicemente onorare, ma far ri-vivere un poco, scavando nelle loro menti e nei loro cuori. E non sarà solo l’occasione del centenario a tenerci in attività; il nostro fervore e vivacità ci impegnerà anche dopo la ricorrenza e quello editoriale non sarà comunque l’unico campo di lavoro. La nostra sede è attrezzata per condividere con la comunità tante altre cose; ad esempio le mostre ricorrenti e a tema che lì si tengono grazie alla disponibilità dei soci; prestando le loro collezioni, essi consentono quell’attività espositiva interessante e storicamente importante che da vita ad una sala funzionale. Da pochi giorni abbiamo intitolato questa sala espositiva ad un personaggio scledense che ci sta a cuore: quel Tito Caporali, capitano degli alpini, caduto sul Novegno per difendere la sua Città e la sua casa. Il 10 giugno 1916, tre giorni prima di morire, dal Colletto di Velo scriveva alla moglie l’ultima cartolina: “Carissima Lena! Sto bene; posso dire che sono a difesa della tua casa, Speriamo !
Ci è caro anche per un’altra coincidenza che ha permesso di conoscerlo meglio e di condividerne il ricordo con la sua famiglia.
Nell’estate del 2008 gli amici del CAI di Schio, di cui Caporali fu a suo tempo segretario, ci fecero sapere che la famiglia aveva espresso il desiderio di ricordare opportunamente il loro congiunto, magari con qualcuno che potesse approfondire e organizzare una breve cerimonia di suffragio. Stabilimmo un contatto e bisogna dire che fin da subito tra noi dell’associazione e la famiglia, numerosa peraltro e che torna da queste parti ogni anno per le vacanze, si instaurò un rapporto di simpatia e interesse, impreziosito nel tempo dall’amicizia e dall’affetto. Da quel 2008, ogni anno ad agosto, insieme al CAI di Schio e condividendo la passeggiata con la famiglia, ci si reca sul luogo dove il Capitano Caporali cadde per deporre un fiore, per ricordarlo con le preghiere e per accomunarlo a tutti quei soldati che, come lui, laceri, stanchi, presi un poco anche dall’amor patrio desideravano ritornare rapidamente alla loro terra natia dove avevano le loro mogli, le loro madri, i loro padri, i loro figli, i loro amici.
Molti non sarebbero tornati, e “nonno Tito”, come affettuosamente e con viva memoria lo chiamano i nipoti e i nipotini che con noi scarpinano per raggiungere il cippo del sacrificio, è uno dei tanti. E’ molto rassicurante e confortante questo pellegrinaggio che si ripete ogni anno; ci ricorda che la storia non è una pietra caduta dall’alto e gli uomini che l’anno percorsa non sono burattini senz’anima; pure ci rafforza nella convinzione che, pensando la Grande Guerra e noi, sia necessario immergere i nostri occhi curiosi su ciò che è stato, su ciò che siamo stati e poi ricordare col cuore, sommessamente ricordare.
Tito Caporali era nato a Schio il 3 ottobre 1879: richiamato allo scoppiare della guerra, fu assegnato col grado di tenente all’8° Rgt. alpini, Btg. Val Tagliamento - poi Btg. Val Natisone, guadagnandosi una medaglia d’argento al V.M. sul Monte Pal Piccolo il 15 giugno 1915. Dopo essere stato promosso Capitano sul campo, nel maggio 1916 fu insignito di medaglia di bronzo per una azione sul Monte Toraro. Morì sul monte di casa il 13 giugno 1916, quando 72 battaglioni austriaci appoggiati da 264 pezzi di artiglieria investirono in pieno la linea italiana sul Novegno difesa dai 14 battaglioni della già provata 358 Divisione. All'alba del 12 le trincee del Novegno, del monte Giove e il Forte Rivon subirono per ore un violentissimo fuoco d'artiglieria, preludio dei reiterati assalti condotti dal 3° e 4° Reggimento Kaiseijäger per due giorni consecutivi. La linea non cedette, nonostante in alcuni punti, specie al “trincerone della morte" di passo Campedello, si combattesse corpo a corpo; numerosi furono gli atti di eroismo, gravissime le perdite, alcune delle quali provocate dalle stesse artiglierie italiane del Forte Enna che tiravano troppo corto.